di Efraim Medina Reyes

Steinway CD 318 con sedia, 2016 (tecnica mista su carta) e Steinway CD 318 con sedia, 2016 (tecnica mista con bruciature su lastra metallica colorata) sono due recenti opere di Enrico Mitrovich che ho avuto il piacere di apprezzare qualche giorno fa alla mostra “Musica! Notazioni di arte contemporanea”. Mitrovich è un genio assoluto della pittura (e non dico di questo secolo perché potrebbe esserlo di qualunque secolo). Quello che fa la differenza tra Mitrovich e gli altri (di questo tempo e non solo) è la sua capacità di lavorare con elementi (materiali e concettuali) che corrispondono esattamente al suo mestiere. Quello che fa la differenza tra Mitrovich e gli altri (di questo tempo e non solo) è che egli fa del gesto e dell’evidenzia il suo concetto, cioè che nelle sue opere il pensiero o la storia sono paesaggio e mai giustificazione. Qualunque essere, vivente o inanimato, può entrare in confidenza con la sua arte, non c’è bisogno di nient’altro, il rapporto è diretto. Mitrovich è convivenza e non lettura. I suoi colori sono splendidi perché possono essere nitidi, vivaci, incandescenti ma sempre neutri. Nelle sue opere non ci sono ossessioni conosciute, lui non ha paura dei cliché e quindi li ha sterminati tutti. Non ci si stanca mai di guardare la sua arte perché l’autore ti rende complice soltanto del risultato ma la fatica, se c’è stata, se la tiene per sé. È un portentoso animale dell’estetica ma le pretese, se ci sono, le nasconde bene. In queste due opere, per esempio, sembra esserci di fondo un qualche riferimento biografico a Glen Gould ma, attenzione, si tratta comunque di un riferimento grafico NON intellettuale. L’obbiettivo di un vero pittore è sempre l’oggetto. L’oggetto È.

testo critico da  “Musica! Notazioni di arte contemporane”